Visto il clima avrei voluto iniziare con un mio spogliarello online.
Ci ho messo quasi un anno per imparare ad utilizzare Photoshop; però poi ho pensato che solo con le “diapositive” non avrebbe reso.
Quindi devo fare altro, devo fare qualcosa per le donne, devo rendere concreto il mio impegno nei confronti delle donne, perché diciamoci la verità… ci vuole tanto impegno con le donne.
Devo rendere ancor più vero questo mio femminismo, provare con le mie parole, con le mie esperienze, con le mie convinzioni a cambiare il punto di vista anche solo di una sola persona,
o perlomeno provare a conquistarmi una femminista.
Dai che non è vero, però è vero che sono single.. sono qui...
E quale modo migliore di raccontare le donne se non raccontando di donne.
Poi il mio è solo un punto di vista. E per quanto non se ne dica ne ho viste.
La prima è “Piuma” che spogliandosi delle sue insicurezze, delle sue paure, mi ha dato con il tempo la consapevolezza che anche le parole hanno un peso. Lei che, consapevole del suo di peso, era continuamente oggetto di giudizi non richiesti. Nonostante non volesse parlarne e il suo costante sorriso, i suoi occhi non riuscivano a nascondere il malessere.
Una zavorra che continuava a buttarla giù.
Un mese dopo ho conosciuto “Stella”. Lei era come la notte, tarda! Proprio che nemmeno sulle cose semplici. Lei si perdeva in un bicchiere d’acqua poi ho scoperto che nei bicchieri di whisky si orientava una meraviglia. Con lei è stato subito colpo di fulmine, uno sguardo, qualche drink. E dopo qualche ora eravamo già a letto. Io a casa mia e lei a casa sua.
Penso si sia capito che il mio "alto" tasso di fortuna è inversamente proporzionala a quello alcoolico.
Anche se l’alcool è una parte fondamentale in alcuni miei incontri con l’altro sesso.
Quello più plateale è stata la serata in cui ho conosciuto “Vignette”. È bastata una serata a bere con lei per capire quanto l’avessi aspettata, una serata per capire quanto la desiderassi, una serata per capire la sua grande bellezza.
Poi vabbè mi è bastato risvegliarmi la mattina con lei accanto per capire quanto fossi ubriaco la sera prima.
Qualche mese dopo invece c’è stata Valeria. Con lei penso che sia stato il mio momento più critico nei miei confronti; durante i primi 10 minuti del nostro primo appuntamento continuavo a chiedermi “Ma come cazzo hai fatto a farle dire di sì”.
Lei forse è la ragazza più affascinante che io abbia mai visto.
Bellissima, decisa, una reporter ucraina che mi ha fatto capire l’importanza della parità dei sessi, ma non nel mero senso dei diritti, proprio dei doveri.
Poi vabbè’ ancora mi mordo i gomiti per come l’ho fatta finire.
Appuntamento quasi da romanzo. Piazza Navona, localino un po’ più interno, per evitare di lasciarci un rene, foto sui social per rimarcarla nei ricordi.
Serata perfetta.
Se non che al momento del conto, io con la gocciolina di sudore sulla fronte quando il cameriere si avvicina, appena presi la mia prepagata, lei con il suo inglese dell’est mi disse: “What are you fuckin’ doin’?” -vabbè traduco- “Che cazzo fai? “ed io: “Beh mi sembra il minimo, offrirti la cena” e lì, l’insegnamento!
Mi guardò negli occhi con uno sguardo da donna sicura di sé e mi disse: “Non sono mica la tua puttana”.
Giuro. In quel preciso momento capii di quanto fosse una cazzata la questione del sesso debole.
In quell'istante è scoccata la scintilla.
Perché non so se vi sia capitato mai di pensare e riflettere di quanto spesso urliamo alla parità, ai valori, per poi nascondersi dietro a del vittimismo anche solo per guadagnarci. Come Annalisa che sei mesi dopo di Valeria, quando pagai 200 euro al ristorante argentino, a stento ringraziò. Più deciso fu il suo “Ma siamo solo amici” e il suo palese approfittarsi della situazione. Digressione a parte.
Quello che voglio dirvi è che servirsi dell’essere donna, sottacere a questi piccoli gesti toglie valore alla donna. Perché è quello che è stato fatto per anni. Se si è iniziato a pensare che la donna sia ancora considerata il sesso debole è anche colpa del passar sopra a queste piccole cose, a gesti definiti galanti. Sia chiaro è il mio punto di vista.
Pretendere che ti si apra lo sportello è una violenza. Pensare che una donna non debba lavorare è una violenza. Chiamare bomber un uomo che ha tante donne e puttana una donna che ha tanti uomini è violenza. Pensare che una donna che si fa bella sia giustificazione di uno stupro è violenza. Abbassare lo sguardo, continuare ad amarlo, giustificare, non denunciare, anche quella è violenza. Molto spesso sono proprio le donne ad essere le più maschiliste.
Oggi è la Festa della Donna, non facciamo che sia come il Capodanno, una festa di buoni propositi irrisolti. Abbiate cura di voi stesse. Non abbassate la testa... tranne se arriva il momento del mio spogliarello.
Ci ho messo quasi un anno per imparare ad utilizzare Photoshop; però poi ho pensato che solo con le “diapositive” non avrebbe reso.
Quindi devo fare altro, devo fare qualcosa per le donne, devo rendere concreto il mio impegno nei confronti delle donne, perché diciamoci la verità… ci vuole tanto impegno con le donne.
Devo rendere ancor più vero questo mio femminismo, provare con le mie parole, con le mie esperienze, con le mie convinzioni a cambiare il punto di vista anche solo di una sola persona,
o perlomeno provare a conquistarmi una femminista.
Dai che non è vero, però è vero che sono single.. sono qui...
E quale modo migliore di raccontare le donne se non raccontando di donne.
Poi il mio è solo un punto di vista. E per quanto non se ne dica ne ho viste.
La prima è “Piuma” che spogliandosi delle sue insicurezze, delle sue paure, mi ha dato con il tempo la consapevolezza che anche le parole hanno un peso. Lei che, consapevole del suo di peso, era continuamente oggetto di giudizi non richiesti. Nonostante non volesse parlarne e il suo costante sorriso, i suoi occhi non riuscivano a nascondere il malessere.
Una zavorra che continuava a buttarla giù.
Un mese dopo ho conosciuto “Stella”. Lei era come la notte, tarda! Proprio che nemmeno sulle cose semplici. Lei si perdeva in un bicchiere d’acqua poi ho scoperto che nei bicchieri di whisky si orientava una meraviglia. Con lei è stato subito colpo di fulmine, uno sguardo, qualche drink. E dopo qualche ora eravamo già a letto. Io a casa mia e lei a casa sua.
Penso si sia capito che il mio "alto" tasso di fortuna è inversamente proporzionala a quello alcoolico.
Anche se l’alcool è una parte fondamentale in alcuni miei incontri con l’altro sesso.
Quello più plateale è stata la serata in cui ho conosciuto “Vignette”. È bastata una serata a bere con lei per capire quanto l’avessi aspettata, una serata per capire quanto la desiderassi, una serata per capire la sua grande bellezza.
Poi vabbè mi è bastato risvegliarmi la mattina con lei accanto per capire quanto fossi ubriaco la sera prima.
Qualche mese dopo invece c’è stata Valeria. Con lei penso che sia stato il mio momento più critico nei miei confronti; durante i primi 10 minuti del nostro primo appuntamento continuavo a chiedermi “Ma come cazzo hai fatto a farle dire di sì”.
Lei forse è la ragazza più affascinante che io abbia mai visto.
Bellissima, decisa, una reporter ucraina che mi ha fatto capire l’importanza della parità dei sessi, ma non nel mero senso dei diritti, proprio dei doveri.
Poi vabbè’ ancora mi mordo i gomiti per come l’ho fatta finire.
Appuntamento quasi da romanzo. Piazza Navona, localino un po’ più interno, per evitare di lasciarci un rene, foto sui social per rimarcarla nei ricordi.
Serata perfetta.
Se non che al momento del conto, io con la gocciolina di sudore sulla fronte quando il cameriere si avvicina, appena presi la mia prepagata, lei con il suo inglese dell’est mi disse: “What are you fuckin’ doin’?” -vabbè traduco- “Che cazzo fai? “ed io: “Beh mi sembra il minimo, offrirti la cena” e lì, l’insegnamento!
Mi guardò negli occhi con uno sguardo da donna sicura di sé e mi disse: “Non sono mica la tua puttana”.
Giuro. In quel preciso momento capii di quanto fosse una cazzata la questione del sesso debole.
In quell'istante è scoccata la scintilla.
Perché non so se vi sia capitato mai di pensare e riflettere di quanto spesso urliamo alla parità, ai valori, per poi nascondersi dietro a del vittimismo anche solo per guadagnarci. Come Annalisa che sei mesi dopo di Valeria, quando pagai 200 euro al ristorante argentino, a stento ringraziò. Più deciso fu il suo “Ma siamo solo amici” e il suo palese approfittarsi della situazione. Digressione a parte.
Quello che voglio dirvi è che servirsi dell’essere donna, sottacere a questi piccoli gesti toglie valore alla donna. Perché è quello che è stato fatto per anni. Se si è iniziato a pensare che la donna sia ancora considerata il sesso debole è anche colpa del passar sopra a queste piccole cose, a gesti definiti galanti. Sia chiaro è il mio punto di vista.
Pretendere che ti si apra lo sportello è una violenza. Pensare che una donna non debba lavorare è una violenza. Chiamare bomber un uomo che ha tante donne e puttana una donna che ha tanti uomini è violenza. Pensare che una donna che si fa bella sia giustificazione di uno stupro è violenza. Abbassare lo sguardo, continuare ad amarlo, giustificare, non denunciare, anche quella è violenza. Molto spesso sono proprio le donne ad essere le più maschiliste.
Oggi è la Festa della Donna, non facciamo che sia come il Capodanno, una festa di buoni propositi irrisolti. Abbiate cura di voi stesse. Non abbassate la testa... tranne se arriva il momento del mio spogliarello.
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